Come funziona la posta certificata

Partiamo con quello che tutti si chiedono: posso diventare io stesso il gestore della mia PEC? La risposta, come è possibile intuire, è si ma no. La verità è che i mezzi ci sono quasi tutti, ma ne manca uno fondamentale.

Spiego meglio:

La PEC, alla fine della fiera, non è altro che una normalissima email. Viaggia su SMTP, rispetta gli standard RFC, ed è leggibile da qualsiasi casella di posta non abilitata. L’unica piccola grande differenza è che, essendo la variante digitale della raccomandata, per ogni operazione richiesta dall’utente, c’è un ente (organizzazione o PA) che certifica che tale operazione è stata richiesta da voi ed è avvenuta come voi l’avete richiesta (e fornisce le ricevute). Ora nessuno mi vieterebbe di crearmi il mio server PEC personale, vista la presenza nel panorama open di Postfix ed OpenPEC, il problema sarebbe nell’ottenere l’abilitazione ad effettuare tali certifiche che, se non avvenute in modo corretto, non avrebbero alcun valore legale, esattamente come consegnare una raccomandata a mano. Perché si, la parola del postino che dice di aver consegnato la busta vale molto più della vostra.

Ora, per diventare finalmente postini e coronare il nostro sogno, bisognerebbe richiedere l’abilitazione al magnifico mondo delle poste digitali ed ottenere il rilascio da parte dell’AgID di un certificato destinato allo scopo (firma di email in uscita e delle ricevute tramite S/MIME) tipo questi:

s1
s2

Il problema è che voi non lo potete avere, perché bisogna essere una azienda grandicella, con un capitale sociale grandicello, con uno staff grandicello. Bisogna infine fornire rendiconti bimestrali ed essere controllati a vista da quando aprite a quando chiudete.

Badate bene, non considero questi controlli un male. è cosa buona e giusta controllare che tutto funzioni in maniera corretta frequentemente. Quel che voglio dire è lasciate perdere perché quando ci si scontra con la PA, non c’è verso che se ne esca senza un mare di burocrazia.

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